Introduzione

Che cos’è la paternità? Non è facile rispondere. È senz’altro più semplice definire la maternità, perché una donna con il pancione è qualcosa di speciale, e ancora più speciale è una mamma che abbraccia il suo piccolino e gli offre il seno.

Il padre è meno visibile, e conduce una gravidanza mentale che potremmo definire “per procura”; per lui assistere al parto può significare semplicemente vedere il suo bambino che nasce e la sua compagna che partorisce. Deve aspettare di poter tenere il suo piccolo tra le braccia, sentirne la consistenza e il peso, incontrare quello sguardo e ascoltare quella incredibile voce: allora probabilmente riuscirà a sentirsi padre. Fare il padre, sentirsi padre, essere padre non sono esattamente la stessa cosa. C’è una componente sociale e antropologica nel fare il padre che cambia nelle diverse epoche e culture; c’è una complessa componente psicologica nel sentirsi padre che è l’effetto di numerose variabili che si sviluppano fin dall’infanzia; l’essere padre, infine, è una dimensione esistenziale che include anche idee filosofiche e teologiche sull’origine e il senso della vita.

Il ruolo sociale del padre è cambiato nel corso di una sola generazione. Non ho bisogno di confrontare la mia esperienza con quella di mio padre, mi è sufficiente osservare direttamente mio padre: nei primi mesi egli non ha partecipato attivamente al mio accudimento, ma dopo quasi trent’anni ha cambiato i pannolini e ha dato la pappa ai suoi nipotini, i miei figli. Il nuovo padre (e allora anche il nuovo nonno) si è dovuto inventare una nuova funzione, percorrendo un nuovo cammino, quello di caregiver che presta cure alla prole, anche se sempre al fianco della madre.

Così siamo passati dal padre escluso (nella società dove la nascita e la cura dei figli era “cosa di donne”), al padre osservatore (presente ma senza ruolo), e ora al padre partecipe e attivo.Questo “nuovo” padre non ha avuto modelli preesistenti, e ha dovuto riferirsi alla donna per definire il proprio ruolo; il grande rischio è stato quello di diventare un mezzo mostro, il cosiddetto “mammo”, perdendo la sua identità di genere e regalando al figlio due mamme, una delle quali finta. Questa difficile transizione è ancora in corso. Psicologi e sociologi si dividono in scuole di pensiero con idee e opinioni contrastanti, ma alla fine dobbiamo assistere alla pressoché totale e costante presenza dei maschi nei diversi momenti del percorso nascita. Nella nostra realtà, anche nelle popolazioni immigrate, che provengono da Paesi dove ancora la nascita ha una caratterizzazione di genere, il padre è sempre più presente e partecipe.

Occorre allora che si cominci a riflettere più a fondo su come aiutare e dove collocare questo padre; come per la donna che si prepara a essere madre, anche il maschio ha bisogno di occasioni per riflettere sulla sua esperienza, condividendo con altri padri dubbi ed emozioni. Senza occasioni di socializzazione e di confronto, un padre “solo”, ma coinvolto, corre gli stessi rischi della madre e come lei può essere soggetto a crisi di depressione postpartum (sono ormai numerosi gli studi scientifici che analizzano questo problema inaspettato). Il nuovo padre ha la possibilità di maturare ed esprimere una paternità che non imita e non sostituisce quella materna, ma che di questa si mostra complementare e sinergica. Riferendoci ai bambini piccoli potremmo allora parlare di “maternage paterno”, cioè del prendersi cura con sensibilità ed empatia, ma con modalità e caratteristiche maschili.

Affinché questo processo possa realizzarsi pienamente e correttamente occorre che la coppia madre-padre rivisiti la propria relazione alla luce dell’esperienza della nascita e della presenza del figlio, e costruisca un nuovo rapporto fondato sulla fiducia e la collaborazione reciproca, senza interferenze né sovrapposizioni. In questa ridefinizione l’impegno della madre non può essere inferiore a quello del padre, e l’effetto finale sarà una coppia che esce dall’esperienza generativa più forte e consapevole, in grado di presentare al figlio un modello di relazione che lui stesso potrà realizzare quando verrà il suo momento.

Questa lunga e noiosa premessa mi è servita per sottolineare come la nuova paternità sia argomento complesso e controverso. Voglio però rassicurare il lettore: l’obiettivo del libro è molto più semplice. Mi interessa fornire ai “nuovi” padri uno strumento leggero, e mi auguro piacevole, per riflettere sulla loro esperienza e incrementare un po’ la loro consapevolezza. Per questo ho sviluppato il percorso dal concepimento alla nascita e a tutto il primo anno di vita, raccontandolo in prima persona. Le informazioni presentate nel testo non sono esaustive, sono volutamente essenziali e funzionali ai concetti che ho scelto di sviluppare; alcune situazioni descritte sono da considerare a titolo di esempio per contestualizzare e rendere più efficace il racconto. I personaggi sono di fantasia, ma anche molto reali, perché rappresentano la sintesi della mia esperienza personale e di quella di tutti i padri (e le madri) che in più di vent’anni di professione ho osservato e ho cercato di sostenere. In particolare ho ricevuto molti spunti dalle domande e dal confronto avuto con i futuri padri durante i corsi di accompagnamento alla nascita e poi in ospedale durante quei pochi ma significativi giorni dopo il parto. Nel primo anno di vita del bambino ho contatti con i padri in occasione dei controlli del figlio e durante gli incontri periodici che organizziamo in consultorio, ma importanti stimoli mi sono arrivati anche via mail attraverso il sito http://www.vocidibimbi.it che ho aperto sette anni orsono e dove i padri intervengono con entusiasmo e senza paura.

Alla base di tutto questo ci sono poi letture di saggi e articoli sull’argomento che risparmierò al lettore ma che spero emergano in sottofondo. Mi sono anche riferito a una ricerca che nel 2004, aiutati da alcuni psicologi, abbiamo svolto nel Centro Nascita di Montecchio Emilia (RE) per indagare il vissuto dei padri prima e dopo l’esperienza della nascita. Lo studio completo, con una bibliografia essenziale, è visionabile sul sito all’indirizzo http://www.vocidibimbi.it/Mondobimbo/Approfondire/Paternita.htm

La mia speranza e la mia ambizione sono che i “nuovi” padri, soprattutto quelli alla loro prima esperienza, possano leggere un po’ meglio dentro se stessi e che le loro compagne possano vedere nel loro uomo che diventa padre un importante tassello dell’esperienza generativa; per tutti la consapevolezza che quando ci ritroviamo il nostro piccolino tra le braccia nulla può essere più come prima.

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