Lucia e la sua mamma triste

Sono la mamma di Lucia, una bambina di 4 mesi sana, bellissima e vivace: anche troppo! In questo periodo sono piena di dubbi, di pensieri strani e soprattutto mi sento molto stanca. La mia bambina dorme pochissimo, le poppate sono ancora tante e tutta la mia giornata è dedicata a lei…Non ho tempo neanche di farmi una doccia! Mi sento in colpa perché penso di essere sbagliata; alterno momenti di allegria a momenti in cui perdo la pazienza. Vedo le altre mamme sempre felici, sorridenti, ben curate mentre io sono sempre in affanno e l’apprensione per mia figlia non mi lascia mai. Il mio compagno non mi capisce e dice che mi dedico solo alla bambina e che non ho più sguardi per lui. Cosa posso fare?

‘Vedo le altre mamma sempre felici, sorridenti, ben curate’: la mamma di Lucia vede senz’altro in maniera distorta, ma guardando le altre probabilmente comprende meglio la propria difficoltà. Non esistono madri (e padri) perennemente felici e sorridenti, ogni genitore vive momenti facili e difficili, alternando entusiasmo a preoccupazione; il problema della mamma di Lucia è che i sentimenti tristi e le preoccupazioni hanno preso il sopravvento e sembrano non lasciarle un attimo di tregua.

La stanchezza fisica è solo la base di questa difficoltà: l’impegno costante, il sonno frammentato, neppure il tempo per rilassarsi con una doccia (ma sarebbe ancora meglio un bel bagno). Su questo piedistallo di fatiche quotidiane si è lentamente inserita una stanchezza più importante: quella mentale ed emozionale. Questa madre è confusa, subisce improvvisi sbalzi di umore, si sente inadeguata e sbagliata. Riuscire a riconoscere e a raccontare uno stato come questo, e arrivare a chiedere aiuto, rappresenta già un buon tratto di strada verso la soluzione del problema. Altre mamme, invece, non riescono a rendersi conto che il loro comportamento e il loro umore ha superato la soglia delle normalità, entrando nella zona pericolosa del disturbo psicologico; in questi casi occorre che il papà e gli altri parenti intervengano per attivare un canale di sostegno.

Esiste un’ampia gamma di disturbi dell’umore, erroneamente etichettati tutti sotto il termine ‘depressione’: c’è il semplice maternity blues che può insorgere nei primi giorni dopo il parto e sparire spontaneamente dopo un paio di settimane senza lasciare traccia; oppure lo stress post-traumatico, anche questo di solito autorisolutivo. Ci sono poi le forme lievi di depressione che richiedono soltanto un supporto e occasioni di decompressione; altre forme, invece, possono aggravarsi rapidamente e arrivare a disturbare fortemente le normali mansioni quotidiane interferendo nella relazione madre-bambino; e infine, esistono le psicosi, ma queste fortunatamente sono molto rare.

Nascondere il problema, per senso di colpa o per paura di essere giudicate madri incapaci, impedisce di attivare i sostegni necessari. Stiamo parlando di un disturbo che, come qualunque altra malattia, ha soltanto bisogno di un inquadramento diagnostico e di un adeguato trattamento. Solo in pochi e selezionati casi si dovrà ricorrere all’intervento dello psichiatra e dei farmaci, nella maggioranza si potrà richiedere soltanto colloqui con una ostetrica o una psicologa. In tutti i casi sono sempre molto preziosi gli aiuti domestici e una attiva rete amicale o parentale.

La mamma di Lucia riconosce di avere ‘pensieri strani’ e si sente diversa dalle altre mamme; tutto ciò le provoca sensi di colpa e la paura di non fare ciò che è giusto per la figlia. Chiede, allora, come procedere.

Il primo suggerimento è di contattare l’ostetrica del consultorio, o quella che l’ha seguita in gravidanza, per un colloquio e un confronto. L’ostetrica ha l’esperienza e la formazione per capire l’entità del problema, saprà quindi decidere se mantenere un supporto diretto o attivare l’intervento dello psicologo. La madre di Lucia dovrà comprendere che non c’è nessuna colpa nel sentirsi triste e non adeguata; dovremo informarla che tali disturbi sono possibili sia dopo il parto che durante la gravidanza, ma anche in altri momenti della vita; dovrà essere rassicurata che questo stato può essere modificato e che ci sono diverse soluzioni possibili.

La consiglieremo anche di non stare troppo in casa, di passeggiare ogni volta che riesce, di mangiare ciò che le piace e di farsi portare dai parenti cibi già cucinati; la aiuteremo a prendere (o riprendere) contatti con le amiche e con altre mamme, e a frequentare un centro per le famiglie o una ludoteca.

Bisognerà coinvolgere con determinazione anche il padre: il comportamento riferito dalla mamma dimostra una sua scarsa attenzione alle difficoltà della compagna. La gelosia nei padri dopo il parto è un sentimento piuttosto frequente, ed è favorita da uno scarso coinvolgimento nel processo di accudimento (e a volte anche nell’esperienza generativa); ma questo comportamento non può che amplificare le difficoltà della mamma. L’aiuto del papà è invece la prima risorsa che occorre attivare, consigliando maggiore presenza domestica, ed eventualmente l’utilizzo di periodi di ferie dal lavoro. Alcune nazioni europee stanno incentivando congedi di paternità contemporanei a quelli materni, ovviamente garantendo l’ordinaria retribuzione.

Dobbiamo riconoscere che il nostro modello sociale, e le relative regole predisposte dall’attuale classe politica, continuano a sottovalutare il bisogno di sostegno delle famiglie nei primi passi della genitorialità, e gli investimenti in questo ambito sono ancora troppo limitati. Una madre che riesce a gestire adeguatamente il suo bambino, una coppia che rinsalda e rinnova i propri legami dopo l’esperienza generativa, rappresenta una ricchezza per tutta la comunità, con effetti positivi che dureranno decenni e si riverseranno sulle successive generazioni.

Una grave depressione non riconosciuta e non trattata, oltre a rappresentare una minaccia importante per la salute della madre, è in grado di minare in profondità il regolare sviluppo del bambino. Le conseguenze a lungo termine coinvolgono le capacità cognitive e relazionali, con disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione in età scolare, del comportamento e dell’affettività in età adolescenziale e adulta. L’intervento sociale e sanitario, in questi casi, non deve risparmiare risorse umane ed economiche. Alcune nazioni nord europee finanziano aiuti domestici alle neo mamme, così da rimuovere alcuni tra i fattori di stress e disequilibrio frequenti nei primi mesi dopo il parto.

La madre di Lucia sembra aver già ben compreso il problema e mostra di avere le risorse sufficienti per sollecitare i primi sostegni, ma non potrà fare tutto da sola né potrà sopportare in solitudine il travaglio interiore che mina la sua stabilità.

Crescere un figlio richiede grande impegno e dedizione, ma in cambio deve dare profonda gioia e soddisfazione: è su questo crinale sottile che si gioca l’essere genitori.

Tratto da “Crescere un figlio”, Mondadori 2013

One thought on “Lucia e la sua mamma triste

  1. Io vorrei dire a questa mamma che la capisco perfettamente…..io sono una ragazza madre (anche se tanto ragazza poi non sono), e ho un figlio di 8 mesi. Pur adorandolo a volte non capisco come facciano le altre mamme a far tutto…..io spesso “utilizzo” mia madre come aiuto….io vedo che a star dietro al bimbo, pulire la casa, far da mangiare ecc non ce la faccio da sola…..quando sono sola non riesco neanche a farmi una doccia…..inoltre devo ammettere con mio stesso grande rammarico che quando il mio bimbo piange apparentemente senza motivo perché già gli hai fatto tutto quello che potevi, mi innervosisco e alla fine urlo, ottenendo solo il risultato di farlo piangere di più…..certe volte non so proprio che fargli, cerco di distrarlo, di giocarci, ma niente…..in quei momenti mi viene su un po di magone, penso che vorrei qualcuno vicino a me, che mi desse una mano, un consiglio, non vorrei ritrovarmi sempre così da sola con lui…..in extremis certe volte lo prendo, lo metto in carrozzina e lo porto al bar sotto casa, dove lo conoscono e tutti cominciano fargli smorfie ecc e dopo un po smette…..però ogni volta che lo faccio mi sento un po sconfitta perché non sono riuscita da sola a farlo smettere di piangere…..e poi non so mi danno fastidio cose piccole che riconosco che avendo un figlio non dovrebbero interessarmi, ma non è così…..non poter vedere alla tv un programma dall’inizio alla fine, dovermi sempre interrompere in tutto quello che faccio, non poter mettere una musica a volume alto perché dorme…..cose sciocche lo so, ma mi innervosisco pensando di non poter più stare proprio completamente tranquilla a fare una cosa….la baby sitter non posso permettermela ma al nido ce lo mando, a settembre iniziamo con l’inserimento…..speriamo…..spero anche di fare qualche nuova amicizia dato che tutte le mie amiche single da quando ho partorito sono scappate a gambe levate…..mi sento proprio un po sola e isolata.

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