(dal capitolo 6)
I miei ricordi del travaglio e del parto sono nitidi e precisi, come scolpiti nella roccia. Se chiudo gli occhi rivedo la sequenza degli eventi e, come in filigrana, in ogni scena compare il viso di Lisa con i suoi grandi occhi aperti sul mondo. Dopo l’uscita dalla sala parto, invece, la mia mente è stata invasa da emozioni e sensazioni confuse e contrastanti. Lisa è in braccio alla mamma, io sono al loro fianco assieme all’ostetrica, attorno a noi molte altre persone parlano e si muovono. Dopo tante ore di penombra e di silenzio, di parole non dette o di frasi interrotte, improvvisamente ci troviamo a percorrere un corridoio pieno di gente e di rumore. Coloro che ci vedono sorridono e si complimentano, sono tutti gentili e affettuosi, ma io mi sento come un astronauta che dopo mesi passati in orbita ricade improvvisamente sulla terra.
Mentre rispondo ai sorrisi mi sento come il replicante di Blade Runner che alla fine del film dichiara: “ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare”. L’ambiente ora è completamente cambiato e mi sento come dissociato rispetto all’esperienza appena vissuta. Penso a Lisa, a come deve sentirsi in queste stanze troppo illuminate, immersa in questi rumori e odori per lei nuovi e incomprensibili; lei ora è priva di filtri e la mamma, pur tenendola in braccio, non è più in grado di mediare tra lei e la realtà esterna. Per nove mesi il corpo di Monica ha impedito che a Lisa giungessero stimoli troppo forti, ma ora il mondo le è addosso e lei si trova esposta e indifesa. Io continuo a sorridere e a rispondere alle solite frasi di circostanza, sono felice e orgoglioso, ma anche disturbato e insoddisfatto, sento intorno a me come una musica che stona, sento una mancanza di ritmo e di equilibrio. Monica forse prova meno disagio, è spossata e quasi senza forze, probabilmente ha soltanto una gran voglia di dormire.
Mentre cerco di fare ordine nel turbinio di questi sentimenti, Lisa viene presa dall’infermiera incaricata dell’assistenza ai neonati. È molto pratica e veloce; è chiaro che da molti anni svolge queste mansioni e probabilmente avrà lavato e vestito migliaia di neonati. Lisa però sembra non gradire tutta questa velocità e manifesta piangendo il suo disappunto. In braccio a noi era tranquilla e rilassata, adesso invece sembra infastidita da queste manipolazioni, chiude gli occhi e aggrotta la fronte. Per pulirla e vestirla è comunque necessario toccarla, girarla e rigirarla, anche i pochi secondi sulla bilancia per lei sono fastidiosi e incomprensibili. La guardo nuda sul fasciatoio, ha le braccia allungate con le mani aperte, anche le gambe sono diritte alla ricerca di un confine, di una sponda; la vedo “afferrare l’aria” alla ricerca di un contenimento. A un certo punto inizia a tremare con le braccia e con il mento; chiedo se sente freddo, l’infermiera mi risponde che non ha freddo, che il suo disagio deriva dallo spazio, anzi dal vuoto che la circonda. Mi viene in mente quanto ci dicevano al corso: Lisa finora ha vissuto nel liquido, come un pesciolino, e non conosce ancora la forza di gravità (è per questo che ha potuto trascorrere tante settimane a testa in giù). Adesso ha perennemente la percezione di cadere o di rotolare. Il pediatra che la visita aggiunge che occorreranno diversi giorni prima che Lisa impari a gestire lo spazio circostante e riesca a sentirsi sicura con il semplice appoggio della schiena; per ora ha bisogno di sentire i vestiti che la toccano, le occorre un limite e un confine soprattutto per gli arti. Dobbiamo considerare che nella pancia la sua schiena era completamente avvolta, i suoi piedi e la sua testa erano contenuti senza alcuna possibilità di estensione.
Attraverso queste semplici spiegazioni riesco a capire meglio il comportamento della mia bambina; vedo infatti che appena immersa nell’acqua per il bagnetto torna a rilassarsi e ad aprire gli occhi; sembra dire: “finalmente sono tornata nel mio elemento,ora davvero mi sento sicura e protetta”. Ma la felicità non dura molto, appena estratta dalla vaschetta si ritrova nel vuoto; pur sorretta da mani esperte, esprime urlando tutta la sua paura. Anche l’asciugatura non viene gradita, troppo veloce e troppo “aggressiva”; come ogni neonato anche Lisa proviene dalla luna, finora è vissuta nello spazio, è quindi un essere delicato e sensibile che ha bisogno di tempo e di gradualità per adattarsi a questa nuova dimensione.
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